Nel giugno 1914 i socialisti vinsero a Milano eleggendo il sindaco Emilio Caldara.A cento anni ci sembra doveroso, come Eco del Popolo, riproporre una riflessione, del 2004,di Carlo Tognoli, già sindaco di Milano, dal titolo “ I SOCIALISTI CONQUISTAVANO IL COMUNE DI MILANO”
“Il socialismo municipale e l’autonomia dei comuni. Filippo Turati, fondatore del Partito Socialista, ispiratore e ‘leader’ del “riformismo” e gli esponenti del PSI che più si dedicarono alla politica comunale (tra gli altri Montemartini, Bonomi, Caldara, Matteotti) elaborarono per gli amministratori socialisti linee di azione basate su una conoscenza profonda dei problemi e sulla convinzione di poter far avanzare il riformismo socialista dal governo locale.
Questi autorevoli ‘esperti’ erano dei capi politici che sapevano leggere e padroneggiare i bilanci dello Stato e dei Comuni, che insegnavano ad amministrare con assoluta oculatezza, senza sprechi, ma con l’obbiettivo di introdurre nuovi servizi sociali e di tutela del lavoro e di migliorare quelli esistenti, per aiutare i lavoratori e i ceti meno abbienti.
Erano dei modernizzatori, in nome dell’emancipazione delle classi più deboli: lo erano nel campo igienico e sanitario, nel favorire la costruzione di case popolari, nello sviluppare il trasporto pubblico urbano, nel contrastare la speculazione edilizia, nel proporre un sistema tributario locale nettamente distinto da quello statale, nel promuovere cultura e istruzione. Nei grandi comuni dove i socialisti furono maggioranza (per esempio e Milano e a Bologna) quelle misure funzionarono, di fronte ai conflitti sociali tra classe operaia e industriali, diremmo oggi, da ‘ammortizzatori sociali’.
I lungimiranti amministratori socialisti identificavano nei comuni delle grandi città (come accadeva in altri paesi europei) dei veri e propri ‘governi’ capaci di essere di esempio per il progresso armonico della società. I cambiamenti indotti dallo sviluppo dell’economia capitalistica, avvertiti nelle aree più urbanizzate e industrializzate, portavano del resto a valorizzare il ruolo dei comuni che erano le istituzioni più vicine ai cittadini. Mano a mano che andava estendendosi il processo democratico e il suffragio popolare, si rafforzava il sentimento favorevole al potere locale, più sensibile alle esigenze del popolo che non lo stato centralista.
Caldara era così convinto della forza dell’autonomia comunale, da auspicare il superamento delle ‘province’ (“enti buoni solo per i manicomi e le strade”) che avrebbero potuto essere sostituite da ‘consorzi e aziende consorziali’. Non a caso egli fu, assai prima di diventare Sindaco di Milano, segretario dell’Associazione dei Comuni d’Italia, nata nel 1901 a Parma dopo una lunga gestazione….”.
Eco del Popolo Cremona 5 luglio 2014
Nella foto Emilio Caldara Sindaco di Milano nel 1914 e la fotina di Carlo Tognoli
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In allegato la pagina del Corsera del 25.6.14 e la locandina di Filippo Turati, la tessera Psi del 1914 e la foto dei moti di ancona del 6 giugno 1914